La Corte
d'appello di Milano ha confermato la condanna a 23 anni di carcere per
Alexander Boettcher, il 32enne imputato per una serie di aggressioni con
l'acido. I giudici hanno anche deciso la trasmissione in Procura di un verbale
dell'ex amante di Martina Levato per un eventuale nuova inchiesta a carico del
giovane per concorso nel tentativo di evirazione di Antonio Margarito.
Boettcher era stato condannato sempre a 23 anni nel processo di primo grado il
30 marzo 2016 scorso.
AVEVANO UN
COMPLICE. Boettcher,
broker di origine tedesca, ha compiuto gli atti con l'amante Martina Levato e
un altro complice, Andrea Magnani. Una vicenda che si è compiuta con atti
diversi. Ecco il caso spiegato in punti.
1. Per Boettcher è la terza condanna
La condanna
in appello è la terza condanna per Alexander Boettcher, e riguarda le accuse di
associazione a delinquere e gli episodi legati all'aggressione con l'acido a
Stefano Savi (avvenuta il 2 novembre 2014, secondo l'accusa per sbaglio) e
dell’agguato fallito a Giuliano Carparelli (15 novembre 2014).
LA PRIMA A
14 ANNI. Oltre al
processo di primo grado Boettcher era già stato condannato con rito abbreviato,
in primo grado e insieme con Martina Levato, per l’attacco del 28 dicembre contro
Pietro Barbini.
2. Per l'accusa è uno psicopatico sadico
Uno
«psicopatico che si crede dio». Così il pm Marcello Musso ha descritto
Alexander Boettcher, leader, a suo dire, della «banda dell'acido». Un ritratto
a cui hanno contribuito i video mostrati in aula nei quali l'uomo era impegnato
a sgozzare galline a mani nude e far bere la sua urina a Martina Levato.
ACCUSATO
ANCHE DALLA RAGAZZA. La giovane
ha sempre difeso Boettcher, fino al 18 marzo, quando ha consegnato una sua
memoria alla procura milanese, dipingendo per la prima volta Boettcher come un
uomo ossessivo e oppressivo. In sei pagine, Levato ha indicato il broker come
la «regia» dei blitz e ha raccontato le «pratiche di dominazione» di quell'uomo
che voleva «che io perdessi un braccio, una gamba, perché io non fossi più
desiderabile agli occhi degli altri». Prima di proporle di «purificarsi»
andando a sfigurare i ragazzi con cui lo aveva tradito.
3. La difesa: «Uno sciocco disturbato»
Diversa la
versione della difesa di Boettcher, che ha dipinto il ragazzo come «uno
sciocco» con «una personalità disturbata», affermando che però non c’è «in
nessun caso la prova incontrovertibile della partecipazione ad un’associazione
a delinquere».
4. Le vittime: gli ex di Martina
Le vittime
non sono casuali. Se l'aggressione a Savi pare sia il frutto di un errore,
quelle a Barbini e Carparelli (la seconda fallita) sono in realtà mirate a
colpire due ex di Martina Levato. Barbini avrebbe pagato una relazione con la
ragazza risalendo al liceo, venendo colpito con l'acido ed evitando
un'ulteriore aggressione col martello da parte di Boettcher.
MARGARITO
SCAMPATO ALL'EVIRAZIONE. Sarebbe stato lo stesso broker italo-tedesco a chiedere a Martina Levato
di evirare Antonio Margarito, ex collega alla Bocconi della ragazza. I due si
sarebbero appartati e quindi lei avrebbe cercato di colpirlo ai genitali con un
coltello, non riuscendo nell'intento.
5. Un figlio che potrebbero non vedere mai
Il 15 agosto
2015 Martina Levato ha dato alla luce un bambino, figlio suo e di Boettcher. Il
destino del piccolo, a lungo al centro di un dibattito pubblico, dipenderà dal
tribunale per i minorenni, che potrebbe togliere la custodia alla madre e darlo
in affido o adozione.
6. Risarcimento danni
Il collegio
di giudici, presieduto da Elena Bernante, oltre a condannare Alexander
Boettcher a 23 anni di carcere per la serie di aggressioni con l'acido, ha
disposto che il broker versi come provvisionale di risarcimento 1,2 milioni di
euro a Stefano Savi, il giovane che venne sfigurato il 2 novembre del 2014.
7. Boettcher rischia fino a 37 anni
«Spero che
non esca più di cella», è il desiderio espresso da Stefano Savi dopo la
condanna a 23 anni di Boettcher. Così non sarà, ma considerando le due pene
attribuitegli, il broker potrebbe spendere buona parte della sua vita in
carcere.
NESSUNA
SOMMA. I 14 anni
del primo procedimento non dovrebbero essere sommati ai 23 del secondo, ma si
dovrebbe avere l'unione dei due casi per continuazione. Il giudice partirebbe
dalla più grave e potrebbe aumentarla fino al triplo, ma senza superare la
somma aritmetica delle pene inflitte. In questo caso, e salvo le possibili
modifiche delle pene in Appello o Cassazione, non si dovrebbero eccedere i 37
anni.
Lettera 43