venerdì 9 gennaio 2015

SOLO IPOCRISIA IN RISPOSTA ALLA STRAGE DI CHARLIE HEBDO



Su richiesta del Presidente della Camera, Laura Boldrini, ieri l’aula ha osservato un minuto di silenzio per le vittime dell’attacco alla redazione del Charlie Hebdo di Parigi). Anche il Parlamento Europeo, su richiesta del suo Presidente Martin Schulzt, ha osservato un minuto di silenzio per commemorare le vittime. Una prassi, una tradizione, un atto dovuto di fronte a una tragedia che ha sconvolto una nazione. Niente da obiettare.
Una prassi che, però, a quanto sembra, non sempre è dovuta e sta alle istituzioni decidere in merito.
Al di là del fatto che gli atti dovuti non servono a nulla, né a dare consolazione ai parenti delle vittime né a fare in modo che quanto avvenuto non si ripeta in futuro, il problema principale nei confronti degli atti terroristici è che si affrontano con gli occhi coperti dal perbenismo che alla fine accetta e cerca di perdonare ogni cosa. Di fronte ad atti terroristici, stragi, morti – scrivono i grandi quotidiani – poco servono i minuti di silenzio carichi di ipocrisia, durante i quali non avviene nulla. L’Europa e l’Italia dovrebbero intervenire per prevenire e fermare questi estremismi che mettono in pericolo la vita dei cittadini poiché gli estremismi nascono da risentimenti nei confronti dei governi, ma a pagarne le conseguenze sono sempre i cittadini.


Non serve dire quello che si potrebbe o non si potrebbe fare per migliorare la situazione (anche se l’attuazione di politiche europee su immigrazione, asilo politico e aiuti umanitari potrebbero rappresentare un bel passo avanti), quello che serve per uscire dalle sempre maggior pretese degli immigrati nei confronti dei governi dei Paesi europei è l’azione mirata al cambiamento radicale delle cose.


L’ipocrisia del minuto di silenzio, riflettendo bene sui vari accadimenti degli ultimi mesi nelle varie parti del mondo, è abbastanza palese.
Un minuto di silenzio per le vittime del Charlie Hebdo, 12 morti che si potevano certamente evitare, ma che non hanno nulla di più delle 300 vittime del disastro aereo in Ucraina, per le quali non è stato osservato neanche un secondo di silenzio dal Parlamento Italiano. Anche in quel caso si trattava di vittime innocenti, di un aereo civile abbattuto da un missile (forse). Anche in quel caso si è gridato all’atto terroristico.

Tutti, da Obama a Renzi, hanno commentato la tragedia come orribile e drammatica ma in quel caso, nonostante la stampa abbia dato grande risalto alle morti, nessun minuto di silenzio è stato chiesto dalla Presidente Boldrini ai 630 deputati italiani. Così i 300 morti del Boeing malese contano meno dei 12 del Charlie Hebdo e la realtà viene ancora una volta distorta da chi ha il dovere di riportare i fatti come sono, non a piacimento di interessi di parte. E’ questa la democrazia e che stiamo spiegando ai nostri figli dal pulpito della terza carica più importante dello Stato?
Le stragi sono stragi e i morti si contano, non si pesano sulla bilancia degli interessi politici. Al punto che Grillo scrive dal suo blog che “c’è puzza di bruciato” nell’attentato al Charlie Hebdo mentre i media si sono già organizzati per enfatizzare la vicenda orientando l’opinione pubblica verso una prossima azione di governo da giustificare. E cosa dire delle innumerevoli stragi al largo delle coste italiane che hanno visto perire migliaia di migranti? Nel corso del 2014, secondo le stime dell’Unhcr, “sono 130.000 le persone arrivate via mare in Europa, più del doppio dei 60.000 registrati nel 2013”. In 5 giorni sono morte più di 800 persone ma chi ha osservato un minuto di silenzio per queste vittime? (source)