E’ il
momento di Susanna Camusso, il segretario generale della Cgil, che negli ultimi
tempi era stata un po’ accantonata dai media, e non stava vivendo un periodo di
grande fulgore, è tornata alla ribalta dopo che Fiat ha annunciato la propria
impossibilità a rispettare il piano “Fabbrica Italia”, così come era stato
pensato due anni fa.
Naturalmente
la “Pasionaria” non si è lasciata sfuggire l’occasione di dire “noi l’avevamo
detto”, accusando poi Marchionne di tutte le possibili nefandezze del
genere umano.
D’accordo
questo rientra nel gioco delle parti, e risulta tutto fuorché una sorpresa,
aveva l’occasione di tornare sulle prime pagine dei giornali e lo ha fatto,
niente di male.
A tal
proposito, però, curioso è il fatto che fra le varie cose di cui Marchionne si
sarebbe macchiato ci sarebbe anche quella di “non aver una relazione” (uso le
parole precise) con il nostro Paese, prova ne sia che comunica attraverso
interviste a grandi quotidiani (tra l’altro di sinistra nda), ma, a parte il fatto
che non si riesce a capire cosa dovrebbe fare Marchionne per comunicare,
usare il megafono forse? La cosa singolare è che la Camusso lancia queste
critiche dai microfoni della più nota trasmissione radiofonica della Rai e
contemporaneamente rilascia lunghe interviste a varie testate (privilegiando
naturalmente l’Unità).
Criticare
una persona perché rilascia interviste ai giornali e farlo dalle pagine di un
quotidiano è perlomeno singolare.
Ma non era
questa piccola incongruenza che mi ha divertito, bensì quando la Camusso è
passata da una “scontata” indignazione ad una proposta concreta, beh, in quel
momento la cosa si è fatta esilarante.
Cosa ha
proposto infatti il Segretario della Cgil al Premier Monti per “punire”
l’ingrato Marchionne?
Riportiamo
letteralmente “sarebbe opportuno, da parte del Governo, pianificare un progetto
che sia in grado di portare un nuovo costruttore di auto in Italia”.
Come si
riesce a rimaner seri dopo una battuta del genere?
Ma c’è una
fila interminabile di costruttori di auto che vogliono in tutti i modi venire
in Italia per produrre le loro autovetture, questo lo sanno tutti.
Le più note
case automobilistiche americane, giapponesi, tedesche, francesi, coreane ed
ultimamente anche quelle cinesi e indiane sono anni che premono per venire a
produrre in Italia, il posto ideale per fare impresa: tasse bassissime, energia
a buon mercato, conflittualità sindacale al minimo, insomma il paradiso per chi
vuole investire.
Anzi è ormai
noto a tutti che tutte queste case automobilistiche hanno già fatto
accuratissime indagini per trovare le migliori locazioni in cui ubicare questi
nuovi stabilimenti e sono stati scelti due luoghi considerati da tutti ideali
per produrre automobili: Termini Imerese e Pomigliano D’Arco!
Ma tutte
queste aziende hanno posto una condizione essenziale senza la quale non se ne
fa nulla, e cioè che tutto il personale, operai e impiegati debba essere
obbligatoriamente iscritto alla Fiom.
So, che
l’ironia, in questi casi è facile, e potrebbe anche sembrare fuori luogo in un
momento di forte crisi economica come quello che stiamo vivendo, ma in certi
casi, di fronte a certe esternazioni, si può rispondere solo in questo modo.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro