Il termine
bestia deriva dal latino, il suo significato etimologico voleva rappresentare
una belva violenta, solitamente cieca, originariamente infatti questa parola
veniva usata per identificare animali molto feroci e violenti destinati al
combattimento nei circhi: la bestia è stata la prima agghiacciante paura
dell'uomo. Nel linguaggio figurativo esprime anche un animale spaventoso
che non si può controllare o domare il quale ostenta violenza e furia inaudita
in grado di prendere il sopravvento su tutto e tutti. La bestia per gli
italiani è rappresentata dal suo apparato statale contraddistinto dai
suoi organi istituzionali e dai suoi vari dipartimenti parastatali. Questa
bestia ormai è senza più controllo, nessuno riesce più a domarla, combatte
quotidianamente con i suoi artigli (Agenzia delle Entrate ed Equitalia) per
strappare e lacerare la carne e le viscere dalle sue prede (contribuenti
italiani). La bestia è insaziabile, più mangia e più vuole mangiare, non
si stanca, non dà cenni di tregua nemmeno vedendo le sue prede accasciarsi al
suolo esanime o in procinto di morire.
Nessun
gladiatore (leggasi forza o farsa politica) riesce a sedarla o a calmarla, non
si ferma con il suo ringhio insidioso, non teme di spaventare a morte e far
scappare tutte le sue prede, rimanendo pertanto priva di sostentamento. La
bestia non la puoi uccidere, non la puoi nemmeno tramortire o
indebolire con qualche azione offensiva, perchè non hai la forza e nemmeno
i mezzi adeguati per contrastarla, quello che puoi provare a fare è pensare di
sfiancarla, soffocarla, meglio ancora portarla ad asfissiarsi da sola per
mancanza di ossigeno. Questo riflettendoci bene si sta già verificando,
senza che nessuno si sia mai industriato ad implementare questa strategia. I
suoi artigli ed i modi in cui essa incute paura e timore (metodi di oppressione
e indagine fiscale basati sulla presunzione oggettiva e sulla determinazione
indiretta del reddito complessivo del contribuente) stanno creando le
condizioni ideali per una lenta e dolorosa morte per asfissia. Il nostro
paese infatti sta vivendo una silenziosa fuga di piccoli e medi imprenditori
(nonche piccoli risparmiatori) che abbandonano la nazione con le loro famiglie
ed i loro capitali.
Non si
tratta di delocalizzazioni, ma di vere e proprie migrazioni con
fuoriuscita di risorse preziose, sia finanziarie che umane, che negli anni
precedenti avevano prodotto indotto occupazionale e generato un consistente
gettito fiscale. L'utilizzo sempre più disinvolto di strumenti di accertamento
sintetico del reddito (leggasi redditometro & company), che ormai denotano
più uno stato di polizia fiscale che un legittimo processo di verifica
fiscale, produrrà un database di oltre cinquanta milioni di contribuenti, tutti
potenziali evasori da dare in pasto alla bestia. Pur tuttavia appoggio in pieno
queste misure e questo modus operandi, in quanto produrrà gli effetti
completamente opposti a quelli aspettati ovvero il crollo del gettito fiscale
negli anni a venire causa costante contrazione degli operatori economici.
Così facendo la bestia morirà da sola, si sta scavando la fossa con le sue
zampe. Mentre altre nazioni adesso si sfregano le mani dalla contentezza di
riuscire ad avere non solo nuovi capitali privati, ma soprattutto nuovi
imprenditori, quelli italiani, apprezzati ed ammirati in tutto il mondo
(tranne nel loro paese) per l'ingegno, il carisma, la capacità e la
determinazione nel creare e realizzare imprese di successo, nonché occupazione.
E non
lasciatevi intortare da chi vi propone come ricetta la super patrimoniale o la
vendita degli asset del patrimonio statale in modo da generare altre nuove
risorse con cui alimentare la bestia per renderla ancora più aggressiva o
per darle ancora più anni di vita di quelli che non dovrebbe più avere. Abbiate
diffidenza nei confronti di questi soggetti che pontificano dalle loro cattedre
universitarie o dalle loro testate giornalistiche profondendo la verità
assoluta ed erigendosi a pionieri del cambiamento. La bestia deve essere
soffocata, non vi è ideologia, dottrina filosofica o modello economico che
possa servire in questo caso. Dobbiamo lasciare che lavori indisturbata, anzi
se possibile aiutarla ad essere più invasiva e presente nella vita di tutti
noi, così facendo perirà da sola in poco tempo, trascinandosi dietro tutti
gli attori economici e non di cui sino ad oggi si è sempre servita (classe
politica, sindacati, enti parastatali, organi di vigilanza e controllo e loro
varianti), creando finalmente le condizioni per il vero rinnovamento, quello
successivo ad ogni salutare operazione tabula rasa. Della bestia a
quel punto rimarranno ricordi e racconti, intrisi di mistero e orrore, degni
della migliore narrazione orale di ogni grande popolazione del passato.
Eugenio Benetazzo - eugeniobenetazzo.com
Proprio oggi, al sottoscritto, è pervenuta una cartella pazza. Il Comune di Genova mi chiede di versare nelle sue casse la somma di 300 euro per ICI non pagata per la prima abitazione in un anno nel quale l'ICI sulla casa di residenza non era dovuta. Ci sarebbe da ridere a crepapelle se non fosse che, come al solito, l'onere della prova spetta al cittadino. Ma il colmo è un altro: devo produrre un certificato di residenza storico che attesti che risiedo nella mia attuale dimora almeno dall'anno nel quale l'ICI per la prima casa non era dovuta. Il comune mi chiede una certificazione che possiede per forza, gestendo la demografia della città. Questa è la prova, tra il serio e il faceto, che uffici attigui non comunicano fra di loro. Ricapitolando: il Comune di Genova mi chiede 300 euro paradossali perchè nell'anno in questione vigeva l'esenzione dell'ICI per la prima abitazione. Ed io, per provarlo, devo farmi fare dal Comune stesso un certificato che attesti che in quella casa io avevo eletto la mia residenza anagrafica. Ora capite perchè lo Stato è un nemico, merita solo il nostro disprezzo, e dobbiamo ribattere e combattere tutto, colpo su colpo. Rivolgiamoci alle associazioni dei consumatori, ai Patronati, ai loro legali, pur di non perdere una guerra mai dichiarata tra burocrazia e cittadino.
Proprio oggi, al sottoscritto, è pervenuta una cartella pazza. Il Comune di Genova mi chiede di versare nelle sue casse la somma di 300 euro per ICI non pagata per la prima abitazione in un anno nel quale l'ICI sulla casa di residenza non era dovuta. Ci sarebbe da ridere a crepapelle se non fosse che, come al solito, l'onere della prova spetta al cittadino. Ma il colmo è un altro: devo produrre un certificato di residenza storico che attesti che risiedo nella mia attuale dimora almeno dall'anno nel quale l'ICI per la prima casa non era dovuta. Il comune mi chiede una certificazione che possiede per forza, gestendo la demografia della città. Questa è la prova, tra il serio e il faceto, che uffici attigui non comunicano fra di loro. Ricapitolando: il Comune di Genova mi chiede 300 euro paradossali perchè nell'anno in questione vigeva l'esenzione dell'ICI per la prima abitazione. Ed io, per provarlo, devo farmi fare dal Comune stesso un certificato che attesti che in quella casa io avevo eletto la mia residenza anagrafica. Ora capite perchè lo Stato è un nemico, merita solo il nostro disprezzo, e dobbiamo ribattere e combattere tutto, colpo su colpo. Rivolgiamoci alle associazioni dei consumatori, ai Patronati, ai loro legali, pur di non perdere una guerra mai dichiarata tra burocrazia e cittadino.