Mentre si chiude la campagna elettorale ed i media non fanno altro
che fare da cassa di risonanza alle promesse dei politici, chi vuol dare
80 euro al mese ai dipendenti, chi promette un reddito di cittadinanza e
chi di alzare le pensioni, gli italiani continuano ad avere sempre più
problemi ad arrivare a fine mese.
L’espressione “tirare la cinghia”, che era sempre stata usata in
senso metaforico, oggi va presa nel suo significato letterale, se
infatti gli italiani hanno hanno ridotto i propri consumi totali a marzo
del 3,5%, quelli alimentari sono letteralmente crollati: -6,8% rispetto
allo scorso anno, il dato peggiore dal 1995.
Ormai siamo abituati ad essere sommersi da una marea di dati
economici, praticamente tutti negativi, per cui c’è quasi una
assuefazione, se non proprio una rassegnazione a “star peggio di prima”,
ma questo dato deve assolutamente far riflettere.
Abbiamo sempre studiato sui libri di scuola che i consumi alimentari
sono gli ultimi a scendere essendo considerati “primari”, ed allora
quando vediamo ridurre le vendite in maniera così significativa non c’è
che una spiegazione: una larga fetta della popolazione italiana “non ce
la fa più”.
All’inizio della crisi, come normale che sia, si è cercato di metter
mano ai risparmi, ora si stanno esaurendo anche quelli, ed in ogni caso
non è in quella maniera che si risolvono i problemi, è con il reddito
che si costruisce il benessere, il patrimonio, al massimo, serve a
preservarlo.
Ed in Italia le retribuzioni ad aprile hanno registrato un incremento
tendenziale dell’1,2% il dato peggiore da quando l’Istat calcola questo
indicatore (1982). Ma c’è di peggio, perché ciò significa soltanto che
chi ha una retribuzione se l’è vista aumentare in media dell’1,2% ma
coloro che non ce l’hanno, ossia i disoccupati, sono aumentati, quindi
il risultato complessivo è addirittura negativo.
E’ evidente a tutti che questa situazione drammatica è dipesa
essenzialmente da errori del passato e dalla decisione scellerata di
aderire alla moneta unica. Sugli errori del passato, finché non
inventiamo la macchina del tempo, non possiamo farci nulla, ma
sull’adesione all’euro, invece … invece sentiamo dire che l’Italia non
ha bisogno di meno Europa, ma addirittura di più Europa. (source) E' evidente per chiunque abbia un minimo di buon senso comune (anche non politico!) che i famosi 80 euro sono una "mancia elettorale" del populismo della peggior risma, sono attribuiti a coloro che non ne hanno realmente bisogno, non cambiano la vita di nessuno se non cambia l'intero sistema del mercato del lavoro e delle politiche comunitarie in ambito economico e finanziario. Andiamoci pure in Europa, teniamoci pure questa moneta unica che è diventata una camicia di forza, ma, almeno, annunciamo a Bruxelles l'intenzione di indire un referendum nel nostro paese sull'eventuale uscita unilaterale dall'euro. Potete scommetere che la Germania in primis scenderebbe a patti e a più miti consigli. L'uscita dell'Italia dall'euro determinerebbe automaticamente la fine della moneta unica, con conseguenze incalcolabili a livello globale. Soprattutto per quelle teste di ghisa dei tedeschi.