domenica 19 maggio 2013

TEMPO LUNGO



Passa il tempo, passa e non me ne rendo conto. Quanti mesi sono trascorsi? Due? Cinque? Sei? Non lo so, non saprei dire. Te ne sei andata, un giorno di Diano Marina, te ne sei andata per sempre. Non fai altro che ricordarmelo. Non perdi occasione di vendicarti, di gettarmi sul viso la tua nuova condizione e le meraviglie che la contraddistinguono. Io non sono stato che una lunga interruzione tra un uomo mitizzato che mi ha preceduto ed un altro idealizzato che mi ha seguito. Non ti preoccupavi neppure quando tua figlia rincasava tardi, un tempo, quando era ancora una ragazza, ora stai in pensiero se colui arriva a casa qualche minuto dopo. Ma io non bado a queste sciocchezze, sono modalità infantili per ricordarmi quello che secondo te siamo stati. Quello che siamo stati, ecco. Per tanti, tanti anni. Quando mi sveglio, la mattina presto, il primo pensiero sei sempre tu, nonostante il tempo trascorso. “Ecco” mi dico, “lei non c’è, non c’è più. Non c’è più la mia bambina, non mi chiama per sollevarla dal letto, appena risvegliata, per farsi coprire il volto di baci”. Questo mi vado ripetendo ogni mattina, poi la vita passa ad altro, faccio la colazione, mi reco sul posto di lavoro, sorrido e scherzo pure, ma è un sorriso forzato, uno scherzo amaro. Con te un pezzo della mia vita e quindi di me stesso se ne è andato, sento solo un senso di vuoto e di carenza, come se mi mancasse una parte del mio corpo, che prima c’era, poi una mutilazione l’ha portata chissà dove. Cerco di impegnare le mie giornate, cerco di fare in modo di non restare per troppo tempo inoperoso, ma i fine settimana sono un dramma. Qualcuno mi vuole bene, anche se mi conosce poco, sono grato, sinceramente, a questa persona, che è disponibile, affabile, sensibile e intelligente. Ma ci sono dei momenti, ancora troppo lunghi, in cui devo restare da solo, in cui non riesco a dissimulare quello che si agita dentro di me, e non riesco a stare con chicchessia. Ora che ti vedo felice, finalmente, con il tuo superuomo, dotato di super poteri come un eroe della Marvel, capace di tutto e buono a niente, ma idealizzato nella tua mente, tanto che è già entrato a far parte della tua epica personale come un eroe omerico, dovrei anch’io essere felice per te, se realmente ti voglio bene. Ci provo, in effetti, ma non ci riesco proprio. Anche perché il processo di mitizzazione di questo personaggio, processo che non ha, ovviamente, nulla di oggettivo, ha conseguito come unico risultato quello di rendermelo inviso. Siamo esseri umani, con i propri difetti e le proprie lacune, nessuno, purtroppo è esente da questa realtà. Solo gli occhi resi appannati dall’amore fanno apparire quello che nella realtà non esiste. Questo avviene probabilmente nell’innamoramento. Buon per te, allora. Ma io seguito a vivere come sospeso in un tempo lungo, dove la misurazione stessa del tempo è mutata a tal punto da perdere ogni riferimento con la misurazione degli orologi. Vivo solo tra un intervallo di tempo e l’altro, tra un’azione e l’altra, ma in realtà, anche senza avvedermene, conto le ore e i minuti, sperando che passino in fretta, e che mi conducano nell’unica zona della giornata che mi dona un po’ di tranquillità, un poco di serenità: la sera. Aspetto la sera come una benedizione, come una carezza lieve che sfiora il mio viso ed i miei occhi. Non devo più simulare quello che non mi sento affatto, non devo più ricacciare indietro le lacrime che rimangono serrate in gola, prigioniere in un groviglio che mi impedisce di deglutire. Mollo gli ormeggi e navigo con la fantasia, di me , di te, di terre e tempi lontani, di orizzonti perduti, di distese immense bionde di granoturco, di prati smisurati di fiori variopinti, di luoghi visitati a volte per davvero, a volte solo con la fantasia, di cieli rutilanti di splendidi tramonti che si gettano in un mare placido come la mia anima in quei momenti. Allora e solo allora, in un istante tutto per me, sento di esistere qui, in questo mondo, concretamente , in carne ed ossa, riprendo contatto con la stucchevole realtà di ogni giorno, mi guardo allo specchio e vedo a malapena quello che gli altri non possono più vedere. Poi mi addormento con la faccia sul cuscino, come a nascondere a me stesso l’io di quel momento, pronto ad entrare nella dimensione dilatata del sogno, dove tutto è possibile, e dove rivivo giornate intere ancora con te, giornate vere o mai esistite, ma piene di sole, di calore, di  baci e di carezze, di pianti non più soffocati in gola, ma che si sciolgono finalmente in un torrente di lacrime inarrestabile. Lentamente mi ritiro dalla vita, da questa vita, che non è più in grado di darmi nulla se non rimpianti e nostalgie. Lentamente, tra qualche mese, se Dio vorrà e la salute me lo consentirà, entrerò in una esistenza nuova, lontano dalle scartoffie che hanno mortificato tanta parte della mia esistenza, a contatto con persone vere, magari sofferenti, ma vere, autentiche, là dove c’è bisogno di qualcuno che si occupi di loro, che possa in qualche modo dare un senso ad una vita che non avrebbe altrimenti alcun significato, non meriterebbe neppure di esere vissuta. Da tanto tempo ci penso. Ora che non ho più te, è venuto il momento di andarmene via, piano piano, non dal mondo che fisicamente ancora mi contiene, ma dalla ripugnante realtà ripetitiva di giorni sempre più inautentici e da persone che non hanno capito nulla della mia anima.  Per l’ultima parte della mia vita, quella stessa parte che avrei tanto voluto vivere con te, mi concedo agli altri, con pieno disinteresse, perché questo è l’unico comandamento che Cristo ha istituito nelle Sacre Scritture. Non ve ne sono altri. A te che te ne vai, auguro buona fortuna, e di conservare sempre quel po’ di me che ti è rimasto, se non altro per tutto il tempo che abbiamo condiviso, negli occhi, per sempre. 

e se adesso suono le canzoni
quelle stesse che tu amavi tanto
lei si siede accanto a me sorride e pensa
che le abbia dedicate a lei...
e non sa di quando ti dicevo
"mangia un po' di più che sei tutt'ossa"
non sa delle nostre fantasie del primo giorno
e di come te ne andasti via...
e chissà se prima o poi
se tu avrai compreso mai
se ti sei voltata indietro...
e chissà se prima o poi
se ogni tanto penserai
che io solo... resto qui
e canterò solo camminerò solo
 da solo continuerò.
Claudio Baglioni – “Solo”



A F.S., cui non importa assolutamente nulla di quello che penso e provo. Ma va bene così. Di conseguenza, la protagonista del presente post è da considerarsi puramente immaginaria.