mercoledì 22 maggio 2013

CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE PER BLOGGER

Si sente sempre di più il bisogno di regolamentare un mondo che sempre di più assomiglia al Far West. Chiunque può scrivere qualsiasi cosa su chichessia. Può mentire, diffamare, ingiuriare. Senza essere, di fatto, perseguibile in quanto non titolare di una testata giornalistica, e per questo non soggetto alla disciplina dell'art. 8 della legge n. 47 del 1948. Si sente la necessità di istituire un albo dei blogger, o, quantomeno, di redigere un codice di autoregolamentazione del settore. Personalmente aderisco al codice utilizzato negli USA.



Come spesso accade, la discussione partita dall'America arriva anche in Italia trovando subito fautori ed oppositori: i blog devono dotarsi di un codice deontologico? A lanciare il sasso nello stagno dei blog è stato l'editore americano Tim O'Relly, che ancora una volta è riuscito a muovere le acque. Partendo dagli insulti e dalle minacce arrivati alla collega esperta di tecnologie e amica Kathy Sierra, O'Reilly ha avanzato la proposta di un codice di autoregolamentazione per i blogger.
Sette regole per i blog
Nel suo blog Radar, O'Relly ha scritto un post su quelle che ritiene le regole indispensabili di autodisciplina.
Riassumendo un po' l'esposizione di O'Reilly, molto articolata (e già ripresa anche da altri blog italiani come Blogosfere), ecco le sette regole rivolte direttamente ai blogger:

1)


Prenditi la responsabilità non solo di ciò che scrivi in prima persona, ma anche dei commenti che consenti di lasciare. E non trascurare il tono dei tuoi messaggi, che è importante tanto quanto il contenuto.
2)


Manifesta chiaramente la policy di condotta del sito rispetto ai commenti, in particolare verso quelli fuori tono. Gli utenti sapranno cosa aspettarsi e probabilmente vi si atterranno.
3)


Considera la possibilità di eliminare i commenti anonimi. Se il nickname è di relativa importanza, la veridicità dell'indirizzo di posta elettronica costituisce un elemento di responsabilità e possibile controllo, lasciando comunque agli utenti la possibilità di mantenere celata l'identità visibile.
4)


Ignora i trolls (i guastatori che intervengono nelle discussioni al solo scopo di disturbare la conversazione): meglio non mischiarsi con le porcherie. Ignorandoli si ottiene il doppio effetto di non dare loro visibilità e di non innescare pericolosi strascichi agli insulti.
5)


Porta la conversazione offline, e parla direttamente con gli interessati o trova degli intermediari in grado di farlo, soprattutto nel caso di dissidi. La grande conversazione online è solo un modo di parlare, e non permette di guardarsi negli occhi. Parlarsi direttamente è il suo naturale compendio e può servire ad appianare i dissidi. I blog sono il mezzo, non il fine.
6)


Se un tuo conoscente si comporta male, non restare in silenzio, ma fallo notare con educazione ma con fermezza. Vale sia sul proprio blog sia su quello di altri.
7)


Non dire nulla online che non diresti di persona. Non usare il blog come braccio armato per le cose che non diresti a quattr'occhi o in pubblico. Pensa di trovarti di fronte a tua madre, o un'altra persona che rispetti o a qualcuno incontrato per strada. Oppure, semplicemente, pensa di avere di fronte la persona a cui sono indirizzate quelle parole.

Le reazioni in Italia
Come prevedibile, la blogosfera non ha atteso molto a recepire quanto proposto da O'Reilly, anche in Italia. Si va su fronti contrapposti. C'è chi ne dubita ritenendo che i blog abbiano al proprio interno anticorpi sufficienti a combattere le cattive pratiche. C'è chi rilancia, con una sorta di regole personali da sottoporre ai propri utenti. Per alcuni ancora, che una parte della blogosfera abbia comportamenti inadeguati, è intrinseco alla natura stessa dello strumento. Le opinioni in merito sono le più diverse, e per averne un quadro completo non si può far altro che seguire la discussione in divenire da post a post, da blog a blog. Qualcuno cerca di organizzare un dibattito, ma alla fine il senso compiuto delle conversazioni dei blog non riescono a essere chiuse in un recinto.






I dubbi sul codice
Che i blog abbiano in sé alcuni strumenti di contenimento dei fenomeni di disturbo o delle derive diffamatorie delle conversazioni è sicuramente vero. La citazione delle fonti e l'autorità che ne deriva, la correttezza e il buon senso dei blogger più in vista nel panorama della blogosfera italiana rappresentano sicuramente un circolo virtuoso a cui inspirarsi. E anche con un codice di autoregolamentazione rimarrebbero aperte almeno due questioni. I blog sono siti Web: perché il codice dovrebbe valere solo per loro? L'autoregolamentazione avverrebbe su base volontaria, evidentemente. Come garantirsi da chi non vi aderirebbe?
I dubbi sull'assoluta libertà
Se le osservazioni precedenti sul circuito virtuoso dei blog sono vere, tuttavia il presupposto che le anima potrebbe essere sbagliato. Infatti la blogosfera tende a essere spesso interpretata pensando ai blog più visitati e autorevoli. La punta di un iceberg: perché il movimento, allargando la base dei blogger si apre anche a chi ha poco rispetto delle autoregolamentazioni seguite dai più seri blogger. E questo sarà sempre più vero in futuro. Si può pensare di continuare a ignorare la massa di blogger, oppure si può tentare un percorso, lungo e non semplice, di divulgazione della cultura dei blog. In un caso o nell'altro, l'esito arriverà dagli utenti stessi. 
www.shinynews.it