Sarà il fosco orizzonte che si delinea in Italia,
causa le prossime elezioni politiche, ma in questi ultime settimane ho ricevuto
come non mai quesiti su quale paese potrebbe essere conveniente andare a vivere
abbandonando per sempre l'Italia. Partiamo subito dicendo che non esiste
uno stato in particolare che vince su tutti, dipende infatti da che cosa si è
in grado di fare una volta traslocato con la famiglia oppure su quanto denaro
si può fare affidamento allo scopo di generare una rendita mensile. Di certo il
nostro paese sta vivendo una nuova ondata di emigrazione, non solo di
imprenditori e giovani ragazzi che scappano dal triste destino che attende il
resto degli italiani ignari, ma anche di esasperati pensionati che cercano una
qualche speranza migliore su altri paesi. La pianificazione della propria
vecchiaia al di fuori dei confini nazionali ormai dovrebbe essere una
prerogativa obbligata. Non vi sono più dubbi: l'Italia vivrà nei prossimi 20/30
anni una lenta e progressiva fase di impoverimento e crescente conflittualità
sociale, non ha senso da questo punto di vista pensare di invecchiare in un
paese con tali prospettive.
Un tempo questo tipo di considerazioni sarebbero state
fuori luogo o impensabili in quanto l'Italia era considerata il Bel Paese
per eccellenza ovvero il luogo al mondo in cui tutti volevano trasferirsi
per godersi la vita: sappiamo tutti come in meno di vent'anni siamo stati
capaci di compromettere questo primato. Anche il 2012 è stato caratterizzato
dalla diaspora di migliaia di pensionati italiani che hanno scelto di
trascorrere il resto della loro vita in paesi che consentano maggiore
convenienza di vita soprattutto a fronte di rendite pensionistiche inferiori
ai 1000 euro. Per noi italiani questo comportamento rappresenta una eccezionalità,
una moda fuori dal costume o in alcuni casi una vera e propria esigenza di
vita, tuttavia per altre popolazioni, soprattutto quelle anglosassoni, il tutto
rientra all'interno della normalità. Pensateci un momento: che senso ha una
volta in pensione continuare a trascorrere il resto della propria vita nella
stessa località in cui si è vissuto o lavorato (pensate alle grandi metropoli o
alle grandi aree urbane), spesso caratterizzate da un clima piuttosto ostile.
In molti casi più che godersi quello che resta da vivere si aspetta
sommessamente di morire per essere sepolti nel cimitero della propria città.
Su questa considerazione anche un ragazzo molto
giovane o una coppia appena sposata dovrebbe dedicare parte delle proprie
energie mentali oltre a quelle economiche a stilare e definire il proprio retirement
planning ovvero pianificare come e dove trascorrere senza pessimismo e
fastidio la loro terza e quarta età, quando sarà il momento. La chiamano
delocalizzazione della vecchiaia. Personalmente mi trovo in piena sintonia
con questo pensiero, sarà che sono nato e cresciuto in una grande e gloriosa
regione, ma ahimè fredda e poco accogliente sul versante climatico. Per questo
motivo non si dovrebbe dare troppa importanza nell'investire troppe risorse
finanziarie sulla propria abitazione in Italia, quella del vivere
quotidiano intendo, ma pensare di accantonare le disponibilità necessarie per
acquistarsi una appartamento in prossimità del mare in Tunisia o in Grecia.
Addirittura abbiamo paesi come la Spagna che ne hanno fatto una scelta
strategica nel sedurre ed attirare pensionati benestanti da tutta Europa i
quali appoggiano l'accredito delle loro pensioni presso banche spagnole,
acquistano una residenza in una gradevole località turistica e contribuiscono
cosi facendo a foraggiare i consumi interni spagnoli.
Anche
l'Italia dovrebbe imitare la Spagna, vedo tuttavia che ancora ad oggi nessun
partito politico ha mai messo o proposto nella sua agenda una strategia di
incentivazione nei confronti dell'estero che potrebbe dare molta
soddisfazione e ritorno economico in particolar modo alle regioni
meridionali, isole comprese, caratterizzate da un territorio accogliente, con
meno impatto industriale ed un clima gradevole anche nei mesi invernali.
Deltronde non vi è nulla da stupirsi, basta soffermarsi a pensare su come in
trent'anni abbiamo gestito il nostro potenziale turistico. Sembrerà inconsueto
sentirne parlare da un giovane (concedetemi ancora questo appellativo) tuttavia
in Italia le persone anziane benestanti (over 60) provenienti dagli
altri stati possono diventare una risorsa da gestire, per le ovvie motivazioni
che abbiamo espresso prima, senza dimenticare i benefici indiretti che si
genererebbero anche per il mercato immobiliare. Pariteticamente mi sentirei
molto più sicuro e convinto nell'investire denaro e risorse in un paese che
attira pensionati da tutta Europa, piuttosto che trovarmi a vivere in uno
come il nostro che li fa scappare in tutti i modi.
Eugenio Benetazzo - eugeniobenetazzo.com