lunedì 30 agosto 2010

ULTIMA FERMATA: ERCOLANO

Sono di questi ultimi giorni due notizie apparentemente non correlabili, ma, nella sostanza, generate dalla stessa cloaca mediatica di questo benedetto paese. La Signora Marcegaglia dichiara ai media che, nonostante tutto, “l’Italia continua ad essere la quinta potenza INDUSTRIALE del mondo”. La seconda dichiarazione è della stravagante ministro del Turismo Michela Brambilla, la quale, con voce garrula asserisce che, nel 2010, il turismo italiano, (la gente che va in vacanza), ha subito un incremento dell’8%, rispetto al 2009. Si tratta, come è ovvio per chiunque abbia un minimo di buon senso e di spirito di osservazione, di due notizie completamente destituite di qualsiasi fondamento. In che paese vivono queste due signore? Chi le ha messe lì, dove si trovano adesso, a far danno nel nostro già dissestato paese? L’Italia, nella migliore delle ipotesi, si trova attualmente al ventesimo posto nella classifica dei paesi industrializzati. Consideriamo le tigri asiatiche, il Brasile, il Messico, il Canada, l’Australia, diversi stati europei, come facciamo ad occupare il quinto posto? Lo sappiamo o no che in India si sta già producendo un mini computer, eccezionalmente avanzato, che in Europa ci costerà 27 euro? Ci possiamo meravigliare se Marchionne sceglie di produrre la nuova monovolume Fiat in Serbia? Perché non dovrebbe farlo? Il compito di un imprenditore è quello di far profitto, non di pensare alle politiche sociali a sostegno del reddito del suo paese. A questo devono pensare i politici, se sono tali, e non i politicanti dell’Impero Nano (come stigmatizzato da “Blob”) di casa nostra. E poi, che il turismo degli italiani sia ridotto al lumicino non lo dicono soltanto i fallimenti di due tour operator nel 2009 e dei “Viaggi del Ventaglio “ nel 2010. Basta guardarsi attorno. Le città sono gremite come sempre in questo scorcio di fine luglio, il traffico è praticamente immutato. Dove ha preso la percentuale dell’8% le signora Brambilla? Con i numeri si può giocare come si vuole, così come con le fonti dei numeri stessi. La verità, come sappiamo, è ben altra. A nulla valgono gli stress test, con parametri così morbidi da essere quasi completamente inattendibili. Moody’s ha declassato anche l’Irlanda, il prossimo paese sotto osservazione sarà il Portogallo, poi toccherà all’Italia. E quello sarà un test certamente più attendibile. Non siamo e non saremo mai più un paese industriale, occorre convincersene, e prima lo facciamo e prima sarà possibile correre ai ripari. Ma vediamo perché, in realtà, non ci sono, nel nostro paese alternative all’industria. Possediamo un patrimonio storico-artistico di eccezionale bellezza e vastità; come lo amministriamo? L’unico modo per riconvertire questo paese, dal momento che non ci possiamo aspettare miracoli né dall’agricoltura, né dal terziario, è la valorizzazione di questo patrimonio. Consideriamo anzitutto che almeno metà del paese è sotto il controllo della criminalità organizzata, che possiede infiltrazioni in altre ampie aree del paese. Alla Mafia, la Camorra, la ‘Ndrangheta non stanno a cuore le sorti dell’Italia, il futuro dello stato sociale, il pareggio dei conti dello stato. Alla mafia sta a cuore solo il proprio profitto e quello dei suoi affiliati. Qui tra cricche, caste e consorterie (P3) assomigliamo sempre di più ad una repubblica sudamericana. E quella fine faremo. Finalmente abbiamo capito da che parte stiamo: tra il primo e il terzo mondo c’è quel famoso secondo mondo di cui non si è mai parlato e che non si capiva bene cosa fosse. Quella spazio, quella terra di nessuno, almeno fino ad oggi, lo occuperemo noi, seppure in buona compagnia. Nel Medioevo prossimo venturo cui ci stiamo approssimando. Ad Ercolano e Pompei, due inestimabili patrimoni dell’umanità, i turisti non possono entrare se non nel fine settimana, e tra i cumuli di immondizia che ingombrano gli ingressi al pubblico. E gli scavi, che necessitano di manutenzione continua, stanno andando letteralmente in malora. Mancanza di personale, piangono i responsabili dei due siti. Ma se abbiamo un ministro dei beni culturali come il presule Bondi, più versato nel comporre sonetti a favore del premier che a reggere le sorti di un dicastero ora fondamentale, come possiamo aspettarci che le cose vadano meglio? Basta fare un giro per la Liguria e osservare i prezzi dei nostri alberghi per capire che non potremo mai essere concorrenziali agli altri paesi europei. In qualsiasi alberguccio una notte costa 100 euro. In Spagna stanno facendo di meglio. Siamo un paese bloccato dalla malavita e dagli egoismi particolari delle diverse lobbies che non sanno guardare al di là del proprio naso. In ultimo mi faccio e vi faccio una domanda: se un altro popolo, poniamo quello olandese, possedesse il nostro patrimonio, come lo avrebbe gestito? Un popolo che risiede su di un lembo di terra strappata alle acque, pianure fertili ma monotone e desolate, con un clima oceanico-marittimo non proprio favorevole. Non è vero che tutti i popoli sono uguali, certo, dipende dalla loro storia, dal loro divenire “nazione”, dalle diverse sorti delle vicende umane. Ma temo che taluni, nel loro DNA, abbiano quella “marcia in più” che li fa crescere e progredire, e, soprattutto, essere uniti nei momenti difficili, affrontare le sorti avverse con granitica solidarietà.
Luglio 2010    Roberto Tacchino