giovedì 27 aprile 2017

MACRON E’ INADATTO A COLMARE IL VUOTO LASCIATO DA DESTRA E SINISTRA



Nei prossimi cinque anni in Francia i ceti più deboli, l'opposizione sociale e naturalmente quella politica saranno rappresentati dal Front National di Marine le Pen. Non dai partiti di destra o di sinistra, non dai sindacati. Questo è lo scenario più inedito e preoccupante nell’analisi delle elezioni di domenica 23 aprile. Come abbiamo visto, la cartina della ripartizione regionale del voto è impressionante: tutto il Nord-Est a Le Pen, tutto il Sud-Ovest a Emmanuel Macron, con qualche spruzzatina di François Fillon e Jean-Luc Mélenchon.
DA SINISTRA A DESTRA. Ma il dato più interessante ancora è la distribuzione sociologica del voto che, secondo l’Istituto Ipsos, vede Le Pen raccogliere ben il 37% dei voti degli operai e degli impiegati (da qui la prevalenza nel Nord delle industrie in crisi e nell’Est dalle acciaierie e miniere chiuse) e il 26% tra i disoccupati; da parte sua Macron ha il 30% dei favori dei quadri dirigenti e il 26% dei professionisti. Le Pen al ballottaggio avrà i favori del 32% di chi guadagna meno di 1.250 euro al mese, mentre Macron ha la stessa percentuale tra chi ne guadagna più di 3 mila. Ancora e importantissimo: Le Pen al ballottaggio dovrebbe avere il 20% dei voti andati al primo turno al super gauchiste Mélenchon. Dunque, un'ulteriore rappresentanza di operai, proletari e disoccupati, in un quadro di totale intercambiabilità tra il voto di estrema sinistra e di estrema destra che spiega molte cose.
Innanzitutto, spiega che la sinistra socialista e la destra gollista hanno fatto ben più che scomparire dal punto di vista dei voti: sono sparite quanto a strategia, programma, capacità di rappresentazione dei loro tradizionali elettori. Un vuoto immenso al centro del panorama politico, eroso dall'estremismo. Un vuoto che non si riempirà di figure e proposte nuove per lungo tempo. Un vuoto - questo è il punto focale - che l’énarque Macron non potrà mai colmare per la struttura stessa della sua figura di leader, della sua proposta politica e della sua narrazione.
UN PROBLEMA INEDITO. Dunque, nei prossimi cinque anni il probabile nuovo presidente della Repubblica avrà un problema che mai si è presentato nell’Europa contemporanea (tranne che nell’ultima fase della Repubblica di Weimar): alleanza oggettiva – ma forse anche soggettiva - della estrema destra e dell’estrema sinistra nella gestione della rivolta o del malcontento sociale piazza inclusa; e scomparsa o indebolimento radicale delle tradizionali forme di mediazione sociale (sindacati, associazioni, eccetera). Uno scenario ben più turbolento e inquietante di quello che troverà in un parlamento nel quale, dopo le elezioni dell’11 e 18 giugno, di sicuro non potrà contare su una propria maggioranza di voti certi.
Carlo Panella – Lettera 43