Qualche
giorno fa sul Corriere, Sergio Rizzo ha dedicato un articoletto sulla
parentopoli universitaria. I rettori e presidi che danno le cattedre ai
propri figli,nuore, parenti –o parenti di altri rettori. “In una università
meridionale, in una facoltà giuridica è stata istituita una
cattedra di storia greca – che non c’entra niente col diritto – e in una
facoltà letteraria è stata aperta una cattedra di diritto pubblico (che non
c’entra niente con la letteratura)”: al solo scopo di dare le due
cattedre (e stipendi relativi: da 100 mila in sù) “ ai figli di due
professori di altre università”. Perché così gli esimi presidi e
rettori aggirano la legge, varata dalla ministra Gelmini 5 anni orsono, che
vietava a parenti di insegnare nella stessa facoltà.
La causa di
quella legge, qualcuno ricorderà, fu il caso del rettore della Sapienza, nonché
preside della facoltà di Medicina –il celebre Luigi Frati – che nella sua
facoltà ha dato tre cattedre a suo figlio cardiologo, sua figlia, e sua moglie.
La moglie s’intende è laureata in lettere, e niente sa di salute e malattia.
Ma ecco pronta la soluzione: per lei è aperta la cattedra di Storia della
Medicina, così anche una letterata ha il suo stipendio. E la figlia di Frati,
laureata in Giurisprudenza? Niente paura: diventa docente di Medicina
Legale. Naturalmente le due impapocchiatrici di “specialità” in cui sono state
improvvisate hanno rubato il posto ad assistenti meritevoli, che
una cattedra in Italia non l’avranno mai.
A Tor
Vergata, il preside di Medicina, Renato Lauro ha regalato la cattedra di
Endocrinologia (che prima teneva lui) al figlio David Lauro, facendolo
professore ordinario; e poi ha fatto professore associato di malattie
dell’apparato respiratorio Paola Rogliati, sua nuora, nonché moglie
del suddetto figlio. All’Università di Bari c’era “il corridoio Tatarano, dove
c’erano le stanze del professore di Diritto privato Giovanni Tatarano e dei
suoi figli Marco e Maria Chiara. C’era la dinastia dei Massari: nove, per
l’esattezza. E dei Girone: cinque, considerando anche il genero. Nel saggio L’università
truccata Roberto Perotti aveva contato 42 parenti su 176 docenti di
Economia , sempre a Bari”.
Sergio Rizzo
rievoca la vecchia denuncia (vecchia: del ’96) del prefetto
Achille Serra, brevemente nominato da Berlusconi capo di una “autorità
anticorruzione” , che in un dossier sulla Scuola Universitaria di Alta
formazione Europea “Jean Monnet” di Caserta (sic) documentava “i
rapporti di parentela, affinità o coniugio che legano nel 50%
dei casi il corpo docente (82 persone) con personalità del mondo politico,
forense o accademico».
Bene. Ma la
gentile discrezione di giornalista mainstream gli impedisce di ricordare che il
figlio di Napolitano, Giulio, ha avuto il beneficio della cattedra di
diritto amministrativo (così sta vicino a casa, da papà) – una docenza
“guadagnata” con un concorso che fu ritenuto truccato da un altro
concorrente – pieno, lui, di pubblicazioni scientifiche apparse sulle riviste
scientifiche – a cui diede ragione il Consiglio di Stato, che sulla
‘pubblicazione’ che il Figlio esibì per vincere o’ concuorzo, ebbe a scrivere:
“La monografia del dott. Napolitano “Servizi pubblici e rapporti di
utenza” risulta prodotta in esemplare stampato in proprio dall’autore,
onde la stessa difetta del requisito minimo per essere definita pubblicazione
valutabile agli effetti del concorso de quo”. Nessuna rivista scientifica aveva
pubblicato il Figlio, che s’era pubblicato l’articolo da solo …Ed
aveva vinto o concuorzo lui, non lo scienziato del diritto.
Si fa’ così a prendere cattedre in Italia.
Magari un
giornalista meno discreto poteva anche ricordare l’attuale presidente
della Repubblica, Sergio Mattarella: non solo per decenni ‘docente’
a Palermo di una materia inventata apposta per lui – diritto elettorale!
– onde dargli la sinecura dello stipendio unito all’assenteismo
cattedratico più totale (e infatti appena poté si mise in aspettativa per fare
il parlamentare a tempo pieno, nella Cosca De Mita, ed incarichi ministeriali),
ma ha anche un figlio, Bernardo Giorgio, insediato professore
ordinario di diritto amministrativo all’Università di Siena (sì, anche Siena ha
la sua università…) , nonché dicente alla LUISS (così resta vicino a
papà) e messo dalla ministra Marianna Madia a capo dell’Ufficio legislativo del
suo ministero, Funzione Pubblica, presso la presidenza del Consiglio dei
Ministri. Con un bel cumulo di emolumenti.
Il nuovo
capo dell’anticorruzione Cantore, commenta: è questo che spiega la fuga dei
cervelli. Ovvia intuizione, complimenti. C’è di peggio: con questa
occupazione tramite parentado, i politici e i presidi e rettori loro complici
(e probabilmente che devono le loro carriere all’ammanicamento col
politicume), tutto il livello della scienza, della cultura, del sapere in
Italia è degradato al livello intellettuale e morale di questi
raccomandati: bassissimo.
Forse non è
un caso che anche Giovanni Malagò, notorio presidente del CONI, sia
stato accusato di aver rubacchiato la laurea in Economia. Accusa da cui il
tizio si difende così: «È tutto prescritto, non ho mai corrotto nessuno, i pm
infatti non hanno dimostrato niente. E comunque poi quegli esami li ho
sostenuti di nuovo». La nuova, l’ha presa non a Roma ma a Siena: vedi
sopra.
Disertati dagli studenti
Le poche
università italiane che appaiono fra le prime 400 in Europa
sono, Milano, Milano Bicocca e Trieste, si situano tra il 251 mo e il 257
posto della speciale classifica stilata da Times (THE, Times of Higher
Education); Torino e Bologna affondano attorno al trecentesimo posto. Nessuna
università italiana è fr le prime 200. Lo scadimento
che questi parassiti occupando gli atenei hanno portato agli studi è
talmente evidente, che stanno perdendo a precipizio iscrizioni: da un
anno all’altro meno 70 mila giovani si iscrivono a corsi universitari –
del resto, specie nel Sud, si iscrivevano per il pezzo di carta
necessario a ‘o’ concuorzo’, ma ora anche i concorsi pubblici, affollatissimi,
sono diventati statisticamente impraticabili per accaparrarsi ‘il posto’
– e quindi perché farsi degli anni sotto la nuora di Frati, o il
figlio di Mattarella o di Napolitano? Da cui si impara cosa? Qualche
imparaticcio che loro stessi hanno studiacchiato, probabilmente
scopiazzando lezioni altrui.
Ovviamente
questi docenti , presidi e rettori sono una causa determinante per
l’arretramento dell’Italia, della preparazione degli italiani a posti
dirigenziali. Ma il danno alla cultura generale, allo stesso livello
mentale del paese, è più che economico. E’ un incalcolabile
deterioramento del clima intellettuale nazionale.
Se
si guarda alla Francia, alla Gran Bretagna, agli Stati Uniti – e
persino alla Spagna – si vede che i docenti universitari sono “gli
intellettuali” che partecipano ai dibattiti pubblici su questioni
cruciali, che vengono intervistati sia come esporti, sia in qualche
modo come maitres à penser. In Italia, a parte i porti pagatissimi
columnist mainstream (per esmeio Galli Della Loggia), avete mai sentito
un parere pubblico di questii cattedratici del Sud? Fanno tutti il pesce
in barile. Il che significherà qualcosa. Non pubblicano mai nulla sulle
riviste scientifiche internazionali: meditate gente.
Il che ha
influenza, a cascata, sulle altre professioni intellettuale: anche i
giornalisti hanno la laurea, guadagnata da questi impapocchiatori di
docenze. Pressapochismo e disonestà, provincialismo e
ottusità indifferenza alla verità, magari discendono da quei “docenti” pressappochisti
e provinciali.
Non
dimentichiamo la lezione (im)morale che ne traggono studenti, assistenti,
giornalisti, politi, amministratori, insegnanti di rango inferiore. In tutto il
resto del mondo, i cattedratici sono guardati come gli apici del sapere
competente, ed essi stessi se ne sentono investiti: coscienti del loro
prestigio, rifiuterebbero di metterlo in forse con mezzucci, auto
pubblicazioni e simili. Sarebbero derisi dai colleghi internazionali, alla cui
ammirazione aspirano, con cui competono sulle pubblicazioni più rinomate.
I rettori e
presidi italiani, ovviamente, non hanno alcun prestigio da difendere. Né
hanno alcun rispetto di sé, visto che si concepiscono come distributori
di cattedre a figli e nuore proprie e altrui, del tutto indifferenti a
qualunque criterio di eccellenza. Ma che dico? Il livello d ei nostri
giudici costituzionali ne riflette la natura: non a caso, sono
quelli che continuamente eleggono”Presidente” della Corte Costituzionale
quello di loro che fra sei mesi andrà in pensione, onde possa mettersi a
riposo col massimo dell’emolumento (450 mila, se nopn spaglio), l’auto bli, la
segreteria, i benefit… Un trucchetto da magliari di cui, come Custodi della
Costituzione, dovrebbero semplicemente vergognarsi.
Ma non si
vergognano. Come non si vergogna il rettore Frati (anzi si vanta), come non si
è vergognato Napolitano, da eurodeputato, di falsare i biglietti aerei
per Bruxelles. Qui non si vergogna nesusno.
Il bilancioè
è tristissimo. Berlusocni e Bossi col suo Trota, hanno fatto tramontare
la speranza che nel Nord ci fosse una “classe dirigente” di riserva,
capace di prendere il comando del governo italiano : anche lì, la
decadenza culturale fu evidente. Nel resto dal paese, avete quella
Tiziaina – che si è vergognata, ma “dopo” quando doveva vergognarsi
“prima” – e tutti i media a compiangerla come un’eroina. Che dire?
Che cosa
dovrebbe infatti impedire a un dirigente statale di rubare? Cosa obbligare un
cattedratico ad essere competente e studiare, anzi essere eccellente?
Cosa? L’amor di patria? Non fatemi ridere che ho le labbra
screpolate. Il timor di Dio? Per favore,l’abbiamo superato, oggi siamo
liberi da questi tabù. Il rispetto di sé? Il senso della propria dignità?
Non resta
che ripetere le parole dell’amico Andrea Mazzalai, economista
alternativo, proprio a proposito della parentopoli universitaria:
“Stiamo vivendo una crisi antropologia devastante – La crisi
economico/finanziaria è solo pura conseguenza”.
Questo
popolo si autodistrugge. Volontariamente. Aspira a divenure nulla,sparire dalla
storia e dall’umanità stessa.