mercoledì 27 novembre 2013

IL PUNTO SULL'EUTANASIA



BRUXELLES - Primo ok del Belgio all'estensione dell'eutanasia ai minori. Le commissioni competenti del Senato hanno adottato a larghissima maggioranza il testo di legge che la estende a quei bambini di cui uno psicologo avrà riconosciuto la ''capacità di discernimento''. La proposta di legge deve ora essere esaminata in plenaria. Secondo il testo adottato per 13 voti a favore contro 4 contrari, potrà essere praticata l'eutanasia a quei minori che si trovano di fronte a ''sofferenze fisiche insopportabili e inguaribili, in fase terminale'', se richiesta da loro stessi e ''con l'accordo dei genitori''. Uno psicologo dovrà certificare la ''capacità di giudizio'' dei ragazzini. A votare a favore nelle commissioni Affari sociali e Giustizia del Senato belga, tutte le forze politiche belghe ad accezione dei cristianodemocratici francofoni e fiamminghi (chH e CD&V) e del partito di estrema destra fiammingo Vlaams Belang. Ora il testo dovrà passare in plenaria.

Psicologi, onere decisione non solo a psicologo
- Lo psicologo ''non può essere l'unica figura cui demandare una scelta così gravosa''. Lo afferma il vicepresidente del Consiglio nazionale degli psicologi, Antonio Telesca, commentando il testo di legge che ha ottenuto il primo sì in Belgio e che prevede l'estensione dell'eutanasia anche ai minori ai quali uno psicologo abbia riconosciuto la ''capacità di discernimento''. "Si è di fronte ad una materia complessa che deve essere affrontata con cautela, attenzione, consapevoli - ha rilevato Telesca - che le problematiche vanno analizzate caso per caso''. ''Va comunque chiarito - afferma il vicepresidente del Consiglio nazionale degli psicologi - che lo psicologo non può essere la sola figura cui demandare l'onere di una scelta così gravosa; come in altre situazioni, lo psicologo può contribuire, per la parte di sua competenza, al completare la conoscenza ed il quadro complessivo della condizione del singolo soggetto''.
In Belgio è arrivato il primo sì all'eutanasia per i minori ad alcune condizioni. Il percorso dell'eutanasia, accidentato e contestato, ha attraversato in questi dieci anni l'Europa - ma anche nel resto del mondo il tema e' stato assai dibattuto - e l'ha spaccata in due tracciando una linea tra Paesi che ne hanno riconosciuto la validità e Paesi che hanno continuato a bandirla come omicidio. E' stata l'Olanda, il primo aprile del 2002, a legalizzare - primo Paese al mondo - l'eutanasia diretta, seguita a pochi mesi di distanza proprio dal Belgio che, nel settembre dello stesso anno, autorizzò dopo un acceso e doloroso dibattito il suicidio assistito. In dieci anni migliaia di malati terminali sono ricorsi all'aiuto di farmaci e medici per porre fine a quelle che la legislazione ha definito "sofferenze insopportabili e interminabili". Da allora, secondo dati della Società reale di medicina olandese, circa 4.000 persone l'anno sono state aiutate a morire: in particolare malati terminali di tumore, ma anche pazienti colpiti dalla malattia di Alzheimer in stadio avanzato.
Così il BELGIO (1.133 casi solo nel 2011) prevede al momento il suicidio assistito solo per adulti consenzienti e capaci di intendere e volere, dopo che abbiano presentato una richiesta "volontaria, riflettuta e ripetuta". Nel vicino LUSSEMBURGO nel marzo del 2009 è stata legalizzata l'eutanasia che vale tuttavia solo per adulti e pazienti in condizioni di salute considerate "senza via d'uscita". Vi sono poi Paesi come la SVIZZERA che prevede sia l'eutanasia attiva indiretta (assunzione di sostanze i cui effetti secondari possono ridurre la durata della vita), sia quella passiva (interruzioni dei dispositivi di cura e di mantenimento in vita), sia il suicidio assistito; o come la FRANCIA che ha introdotto con la legge Leonetti del 2005 il concetto di diritto al "lasciar morire", che favorisce le cure palliative. E ancora la GRAN BRETAGNA, dove l'interruzione delle cure a certe condizioni è autorizzata dal 2002 e si è introdotto anche il concetto dell'aiuto al suicidio "per compassione", che dal 2010 è sanzionato in modo meno duro che in passato. La SVEZIA ha legalizzato l'eutanasia passiva nel 2010, tollerata anche in GERMANIA e in AUSTRIA su richiesta del paziente. In altri paesi, come DANIMARCA, NORVEGIA, UNGHERIA, SPAGNA e REPUBBLICA CECA ciascun malato può rifiutare le cure o comunque l'accanimento terapeutico, mentre in PORTOGALLO sono condannate eutanasia passiva e attiva ma è consentito a un comitato etico di interrompere le cure in 'casi disperati'. La 'buona morte' è infine ancora vietata e considerata un reato in ITALIA, il Paese di Piergiorgio Welby, di Eluana Englaro, ma anche, più recente, di Lucio Magri.
ANSA - 27.11.2013