mercoledì 21 agosto 2013

SERVICE TAX: CAMBIA IL NOME MA LA MUSICA E' SEMPRE LA STESSA



Ci avevano già provato qualche tempo fa, sempre giocando sull’Imu, aumentando, invece, gli acconti di Irpef e Ires. Adesso, invece, il gioco di prestigio è diventato più complicato, giusto per non farsi scoprire subito. Visto che le scadenze di accavallano e settembre si avvicina, come risolvere il problema? Accorpando le tasse fondendole e delegando agli enti locali e ai Comuni il compito di definirne i particolari. Un gioco di carte degno di un illusionista.
E per iniziare si parte sempre dal far contento il pubblico, facendogli credere di aver la situazione a proprio favore: la scadenza di giugno non si dovrebbe pagare anche perchè ci penserebbe il governo ad anticipare i 2 miliardi per non far scattare la clausola di salvaguardia . MA, ebbene c’è un ma, non significa che l’Imu sia stata abolita. Più precisamente è stata “riformulata”.
“Tassa unica di stampo federalista, gestita dai Comuni” la sua nuova identità. Unica perchè ingloberebbe la Tares (e c’è da chiedersi come fare visto che l’Imu riguarda i proprietari, la Tares, invece, gli inquilini e in caso di affitto le due figure non coincidono) ma intantosi deve ricordare che i 2 miliardi e mezzo circa che servono per tappare la falla del 16 settembre ovvero quella della scadenza di giugno che a suo tempo venne rimandata, in teoria ancora sono da trovare. Almeno con certezza matematica da momento che il bello di tutto questo è proprio il fatto che sui numeri, a differenza delle parole, non si può mentire.
Quindi? Il problema passa ai Comuni, che tra parentesi devono presentare i bilanci a settembre, anche come prova di autonomia finanziaria, quel federalismo tanto atteso ma che alla fine potrebbe non fare la differenza. Infatti lasciando a loro la possibilità di includere o meno le prime case. Resta il problema delle case sfitte che doveva riequilibrare la deducibilità dell’Imu dal reddito di impresa e da lavoro autonomo. Infatti adesso possono essere scalati i capannoni, quindi meno tasse per le imprese, mentre va male per i proprietari con case sfitte che dovranno pagare di più. Ma a conti fatti, come spesso accade, cambierà la forma ma non la sostanza: la stessa (o quasi) cifra di prima. Si è solo pensato a confondere le acque.
Rossana Prezioso per Trend-online