lunedì 23 giugno 2014

IL PD DI RENZI NON PERDE LA SUA VERA VOCAZIONE: AUMENTARE LA PRESSIONE FISCALE



Esaurita l’”euforia” per gli 80 euro in busta paga, gli italiani dovranno fare i conti con una sfilza di aumenti delle tasse, da fare impallidire pur il tristemente noto (sul fronte fiscale) governo Monti. Reduce dal successo elettorale più importante dal 1958, il premier Matteo Renzi giustamente passa all’incasso e da qui ai prossimi mesi plasmerà l’Italia a sua immagine e somiglianza, partendo dalla questione fiscale.
Dopo avere già aumentato la tassazione sul risparmio, nel weekend si è appreso che il ministro Dario Franceschini proporrà di adeguare in aumento il cosiddetto “equo compenso”, ossia la tassa che il consumatore paga, quando acquista un dispositivo elettronico. Dai CD alle memory cards, dagli smartphone ai tablet, passando per molti altri strumenti, la stangata è assicurata. A titolo di esempio: per una chiavetta di memoria da 32 giga, la tassa salirebbe a 4,80 euro e a 5,20 euro per un computer. Trattasi di un’addizionale IVA mascherata, che ufficialmente serve allo stato per tutelare il diritto d’autore, visto che questi dispositivi possono essere utilizzati per scaricarvi le copie private di file musicali e altro, tutelati dalla Siae.
Attenzione, però, perché la vera stangata del governo Renzi si avrà ancora una volta sulla casa e non solo. E’ in via di completamento il lavoro di rivisitazione dei valori catastali. Ad oggi, sono fermi all’anno 1989, pertanto, risultano mediamente più bassi di 2-3 volte rispetto ai valori di mercato. L’adeguamento non sarebbe in sé un fatto negativo, ma il trucco sta nel fatto che attualmente sui valori catastali si basa la tassazione della casa (ex IMU), per cui, se man mano che questi vengono rivalutati, le aliquote ex IMU non scenderanno, per il contribuente medio si tratterà di pagare un’imposta sulla casa di 2-3 volte in più dei livelli odierni.
Per ovviare alla questione, il governo potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi – si apprende – di fare pagare la tassa sulla casa sui metri quadrati e non più sui valori catastali. Ma allora, perché la riforma?
Altra tassa in arrivo è sulla successione. Il governo Berlusconi l’aveva abrogata nel 2011, il governo Prodi l’aveva reintrodotta nel 2006, ma prevedendo una franchigia di un milione di euro. Al di sopra di questa cifra, l’eredità viene tassata al 4%. Se il lascito, ad esempio, è di 1,5 milioni di euro, il beneficiario dovrà sborsare il 4% sui 500 mila euro aldilà della soglia esentata, ossia 20 mila euro. Il premier Renzi, invece, vorrebbe abbassare la franchigia a soli 100 mila euro (meno di un immobile di periferia) e prevedere una tassazione progressiva, con aliquota anche del 30% oltre il milione di euro. Nell’esempio di prima, il beneficiario dovrebbe sborsare 186 mila euro, una batosta madornale.
La tassa di successione sarebbe il pilastro principale, ma non unico, della più ampia tassa patrimoniale che il governo avrebbe in mente. La misura metterebbe finalmente d’accordo tutta l’area di centro-sinistra, i sindacati e parte consistente del mondo bancario-finanziario e industriale, che finora non ha mai avuto la forza “politica” di imporre una tale scelta al paese, in assenza dei numeri in Parlamento. Ma con il centro-destra dell’ex premier Silvio Berlusconi allo sbando totale, un Movimento 5 Stelle non accreditabile quale forza di governo e gli alleati del Nuovo Centro-Destra elettoralmente innocui, il 41% del Partito Democratico è molto di più di quanto potrebbe servire a Renzi per fare dal centro quanto alla sinistra non era mai riuscito in 20 anni di Seconda Repubblica. (source)