domenica 16 giugno 2013

GRECIA, UNA TRAGEDIA SENZA FINE



La crisi in Grecia non guarda proprio in faccia a nessuno. Martedì scorso il governo di Antonis Samaras ha sospeso le trasmissioni della tv e della radio pubblica, la Ert, la televisione pubblica del Paese. Ciò significa innanzitutto il licenziamento di oltre 2.780 dipendenti dell’Etr. La mossa è legata al piano di privatizzazioni delle aziende a partecipazione statale, voluto dalla Troika come condizione al proseguimento del piano di aiuti internazionali. All’emittente pubblica  fanno capo cinque stazioni televisive (ET1, Net, ET3, Ert World e Ert HD), 29 radiostazioni, siti web, un settimanale, oltre l’Orchestra Sinfonica Nazionale Greca e il Coro di Ert. E proprio le immagini dell'ultimo concerto della National Symphony Orchestra, svoltosi venerdì sera al Radiomegaro di Agia Paraskevi, la sede della tv di Stato, sono rappresentative della situazione che sta vivendo non solo la “Rai greca”, ma tutto il Paese. Come si vede nel video, in primo piano spiccano le lacrime della violinista.
Ma il caso Ert potrebbe però riaprirsi. “È illegale. Il governo ha chiuso la principale emittente del paese”, una mossa più “simile a un governo tipo Ceausescu che a una democrazia” denuncia il leader del maggior sindacato greco dei dipendenti televisivi, Panayotis Kalfayanis. I quasi 2.800 dipendenti della tv pubblica hanno presentato ricorso all’Alta Corte di Stato ellenica, dal momento che pare ci siano i margini di incostituzionalità nella decisione del premier di chiudere Ert. Il giudice amministrativo del Consiglio di Stato dovrebbe pronunciarsi sul ricorso il prossimo lunedì. Se a vincere dovesse essere la Ert, il governo a sorpresa sarebbe costretto a ripristinare almeno temporaneamente il segnale nelle successive 24 ore. C'è da dire che già nei giorni direttamente successivi alla chiusura, lo stesso Samaras aveva ipotizzato la nomina d'una commissione incaricata di richiamare al lavoro ”un piccolo numero d'impiegati” per far ripartire ”immediatamente i programmi d'informazione”. (fanpage.it)

Non è possibile, non è pensabile continuare ad assistere con impotenza indifferente alla tragedia senza fine che colpisce il popolo greco, un paese a due passi da noi, un paese che si sta letteralmente sgretolando, sotto i colpi della Troika, della Commissione europea, della BCE del FMI. Una paese che sta lentamente scivolando in un medioevo di miseria, povertà e barbarie. In Grecia chi contrae una malattia come il cancro o l’AIDS deve pagarsi le costosissime terapie, perché non esiste più un Sistema Sanitario Nazionale. I più abbienti hanno una possibilità di sopravvivere, i più indigenti vanno incontro a morte sicura. Si patisce la fame, quella vera, quella che riporta la nostra memoria di italiani  alla seconda guerra mondiale, all’immediato dopo guerra, a fenomeni paragonabili alla borsa nera. Il sistema bancario greco è da tempo collassato, le banche sono tutte fallite, nelle loro casse vuote ci sono solo sofferenze e nessuna redditività. Si assiste ai primi fenomeni di malnutrizione tra i neonati, la mortalità infantile si è alzata e, nello stesso tempo, per la prima volta dalla seconda guerra mondiale, si assiste ad un abbassamento della speranza di vita in un paese occidentale. Si usa sempre meno la moneta e si ricorre sempre di più al baratto. Si chiude l’emittente pubblica locale, paragonabile alla nostra RAI, si licenziano 2800 persone, si spegne l’informazione, con la sola esclusione di quella privata, finanziata da qualche tycoon, e quindi totalmente inattendibile. Non è possibile assistere allo sfacelo,  alla liquidazione di una nazione intera, un paese dal quale discendiamo e cui dobbiamo molto culturalmente, una nazione europea a tutti gli effetti, e trattata dagli spregevoli burocrati europei come un problema da liquidare con sacrifici, rigore, austerità. Cosa deve sacrificare ancora un paese che non ha più nulla da offrire, che ha messo in vendita le proprie isole, che non può più tagliare nulla della spesa pubblica semplicemente perché non esiste più una spesa pubblica. Il welfare è definitivamente tramontato, e vige la cinica legge del “ognun per sé”. Chiedere rigore nei conti ad un paese dove la disoccupazione riguarda la metà della popolazione equivale a cavare sangue da una rapa. Suona anzi come un dileggio, una tragica vessazione perpetrata dalle ignobili istituzioni europee che nel “salvataggio” della Grecia hanno sbagliato tutto. Se si fosse intervenuti subito, con la somma necessaria, le sorti del pese si potevano risollevare: si è scelto, la Germania ha scelto di diluire gli aiuti con il contagocce e siamo arrivati a questo punto. Meraviglia, in effetti, la compostezza di questo popolo, che non si è mai lasciato andare, nonostante l’enorme instabilità sociale, alla violenza, alla guerra civile, alle sparatorie per le strade. Movimenti estremistici come “alba dorata”, dopo un primo,  iniziale successo, nell’ultima tornata elettorale si sono visti notevolmente ridimensionati, non hanno  riscosso il successo che si poteva supporre. Meraviglia, dunque e desta la nostra  ammirazione il dignitosissimo comportamento del popolo greco, meritevole di tutto il nostro rispetto e la nostra ammirazione. Rimane, amarissima, la colpevole, inaudita indifferenza di tutti gli altri stati della cosiddetta eurozona, che continua a far galleggiare la Grecia non facendola uscire dall’euro, che, al punto in cui siamo, ci appare come uno dei fattori fondamentali del dramma di quel paese. Le cose si sono spinte  talmente in avanti che un ritorno alla dracma, tutto sommato, sarebbe il male minore. Ci pensino i politicanti greci che hanno chiuso la televisione di stato, che obbediscono come tanti soldatini agli ordini che arrivano da Francoforte. E facciamo anche noi un bell’esame di coscienza, per la nostra totale ottusità dinanzi un simile dramma. Verrà un giorno, forse neppure troppo lontano, che, se continuiamo a far comandare i tedeschi, potremmo fare una fine non troppo lontana da quella greca. Vedremo se sapremo reagire con la stessa composta dignità. Ne dubito. Davvero questa Europa è stata una cocente delusione, davvero questo Euro non rappresenta niente e nessuno, ci farà solo sbattere contro un muro. Ma sopra tutto, al di là di tutto, rimangono , indelebilmente impresse nelle nostre coscienze, se ne abbiamo una, le lacrime della violinista che ha suonato per l’ultima volta davanti ad una televisione di stato che non c’è più.